Dunque dopo l'autocertificazione eccoci
all'introduzione di un altro importante "auto": l'autopromozione del Governo.
Lo ha fatto qualche giorno fa il presidente del
consiglio Monti con un lungo documento emesso in occasione del primo compleanno
del suo governo.
Solo che mentre l'autocertificazione ha un senso
abbastanza condivisibile, non si capisce bene che senso abbia una persona o
gruppo che si "autopromuove". La promozione ha senso se viene data da una qualche autorità
esterna e terza, dopo esser stati sottoposti ad un qualche tipo di esame,
altrimenti credo che ci faremmo tutti promossi, no?
Questa è la tanto decantata meritocratizia del governo
"tecnico"?
Il governo decanta, in un documento che trasuda
ottimismo, buoni proponimenti e vaticini sul futuro che sono largamente campati
in aria, soprattutto due grossi meriti: il risanamento
finanziario e l'aumento di credibilità
internazionale della Nazione.
Sul secondo non credo ci possano essere troppi dubbi:
sicuramente Monti ha notevolmente aumentato la credibilità all'estero del
governo italiano.
Ma diciamocelo molto francamente, davvero riuscire ad
essere più credibile di quella specie di governo da avanspettacolo, quella
scassatissima armata Brancaleone messa in piedi da Berlusconi and company può
essere considerato un gran vanto?
Sia come sia, certamente la credibilità internazionale
è aumentata, e concediamo pure al governo attuale il merito di questa
"sfida" vinta.
Però: basta una spruzzatina di credibilità a promuovere
un governo, soprattutto in una fase di così acuta crisi?
Io direi proprio di no.
Passiamo allora all'altro nodo gordiano dei supposti
meriti di Monti: il risanamento finanziario.
Da mesi si sentono i nostri illustri ministri e il loro
presidente intonare in molteplici varianti il solito ritornello, "abbiamo messo in sicurezza i conti
pubblici".
Ma quanto è vera questa affermazione?
E soprattutto: quanto
di questo supposto risanamento è stato fatto a spese dell'economia nazionale?
Perché il punto critico della questione sta proprio
qui: "risanare" i conti dello Stato è una operazione che può essere
fatta in molti modi differenti.
C'è una via veramente molto facile, che consiste nel
far pagare il conto ai cittadini attraverso l'aumento della pressione fiscale e la diminuzione della spesa sociale.
Questa strada è talmente facile che ci sarei riuscito
pure io, senza grandi sforzi: non serviva un governo di "fenomeni"
come i super-tecnici di Monti.
Naturalmente il problema è che questa
"soluzione" risulta certamente sgradita alla gente, con la
conseguente diminuzione di consenso verso la classe politica che l'ha adottata.
E infatti abbiamo visto come i furbacchioni dei nostri
politici hanno gestito la cosa: finché c'era da "cicaleggiare" se ne
sono stati col culo al calduccio nelle loro poltrone, poi quando il malaffare
da loro stessi perpetrato è cresciuto fino al punto da configurare il rischio
del fallimento dello Stato, hanno fatto "responsabilmente un passo
indietro" e hanno messo un drappello di "tecnici" al governo, in
modo tale che le decisioni impopolari potessero poi risultare prese da altri,
cosicché alle successive elezioni ci si possa presentare alieni da queste
"colpe" agli occhi degli elettori.
Siamo arrivati addirittura al "paradosso" che
i politici che mantengono in vita l'attuale governo con il loro sostegno
parlamentare si permettono tuttavia di criticarne i provvedimenti in quanto
troppo "gravosi" per il popolo.
E sicuramente nella prossima campagna elettorale
ascolteremo molti esponenti della attuale "strana maggioranza" che
sostiene il governo Monti puntare il dito contro questo o quel provvedimento,
affermando che "quando la politica ritornerà a prendere il controllo del
governo" (ovvero quando loro, dal giorno dopo le elezioni, ricominceranno
a spartirsi la torta della grande abbuffata) certamente faranno tutt'altro.
Verrebbe da chiedergli "ma scusate, se siete così
contrari a questo provvedimento perché non avete imposto al governo di
ritirarlo, visto che il governo lo tenete in piedi voi?"
Ma la risposta bell'e pronta c'è già: per senso di responsabilità, perché
altrimenti l'Italia rischia di affondare senza un governo in carica in grado di
assumere provvedimenti anche molto impopolari.
Infatti ci sono politici che parlano esplicitamente di
"medicina Monti".
E qui, su questo richiamo alla supposta "medicina
Monti" possiamo ritornare al tema che avevamo lasciato. La vuota retorica
che vuole il governo Monti "medicina" dei conti pubblici, la stessa
che è dietro la sua "autopromozione", si basa sulla assunzione che
abbia effettivamente risanato finanziariamente lo Stato, che ciò sia stato
fatto in maniera durevole ("abbiamo messo in sicurezza...") e
soprattutto che ciò non sia stato fatto a danno dell'economia nazionale.
E invece, andando a vedere i provvedimenti presi, si
vede subito che tutto ciò è tristemente
smentito dai fatti.
Anzitutto è
molto discutibile che sia stato risanato alcunché delle finanze pubbliche,
come si vede dall'andamento del deficit pubblico che non mostra miglioramenti
sostanziali, anzi si prevede sarà anche maggiore di quello che ci lasciò il
prode Berlusconi.
Purtroppo, caro presidente Monti, la promozione come a
scuola si conquista con i fatti, ovvero con i voti, e non con le chiacchiere!
Il fatto che il deficit
del 2012 sarà del 2,9% del PIL è incompatibile con dichiarazioni di risanamento
dei conti pubblici.
Quindi non solo il governo Monti non ha risanato
proprio un bel niente, ma tutte le misure prese su tal fronte si sono rivelate nient'affatto durevoli, cosa dimostrata
dal fatto che puntualmente dopo ogni manovra di "messa in sicurezza dei
conti pubblici", nel giro di tre-sei mesi c'è stato bisogno di
"ritocchi" o "aggiustamenti".
E qui si arriva al punto veramente più critico
dell'azione dell'attuale governo.
Gli aggiustamenti richiesti alle manovre economiche di
presunto risanamento dipendono da un fatto tanto semplice quanto devastante: la politica di risanamento del governo
Monti è una politica recessiva.
Ovvero, riprendendo quanto scritto sopra, il
risanamento vantato è stato fatto a spese dell'economia nazionale.
Funziona in questo modo semplice: aumentare le tasse,
aumentarle anche di poco ma in maniera "orizzontale", cioè in modo
tale che l'aumento gravi su tutti i ceti sociali, e diminuire la spesa sociale
(anche questa diminuzione è orizzontale) produce una immediata contrazione dei consumi.
La contrazione dei consumi significa anche, dopo pochi
mesi, diminuzione degli ordinativi all'industria e della produzione, ovvero
diminuzione del Prodotto Interno Lordo.
Il calo dei consumi e del PIL significano calo del
gettito fiscale, perché le tasse ovviamente si pagano in proporzione ai redditi
e ai consumi, quindi l'aumento delle
tasse conduce alla... loro diminuzione!
Stessa cosa per la spesa pubblica: diminuisce la spesa,
quindi l'economia va ancora più in crisi, la disoccupazione e il disagio
sociale aumentano e quindi aumenta la spesa pubblica in ammortizzatori sociali
e altra spesa sociale in generale. A meno che non si decida da abbandonare
ampie fasce al loro destino, il che però si traduce in un ulteriore crollo dei
consumi.
Comunque le si guardano, le politiche recessive non possono far altro che generare recessione:
i risparmi di spesa pubblica e i maggiori gettiti fiscali sono vanificati nel
giro di pochi mesi, perché quando l'economia va indietro non va male solo per
la gente, ma anche per lo Stato.
Dunque il risanamento dei conti pubblici vantato da
Monti è solo apparente.
E infatti, a conferma di tutto ciò, in tutti gli
indicatori macroeconomici del 2012 (occupazione, deficit, bilancia commerciale
con l'estero, ordinativi all'industria, eccetera) non ce n'è uno solo che faccia pensare ad un effettivo risanamento
(a parte il solo valore dello spread, che effettivamente mostra importanti
miglioramenti).
E' da evidenziare che queste affermazioni sono così
evidenti che non vengono negate neppure dai protagonisti, e infatti lo stesso
Monti nel documento sopra citato ripete più volte che "molto di più si
sarebbe dovuto fare in favore delle classi più disagiate del Paese".
La giustificazione che Monti e la sgangherata
coalizione che lo mantiene al governo del Paese adduce è naturalmente l'assoluta
condizione di emergenza della crisi italiana.
Prima obiezione: siamo
in crisi dal 2008, non da poche settimane, oppure non ve ne eravate accorti?
Non si poteva scegliere strategie più accorte un pochino prima?
Seconda obiezione: sarà mica che la Casta di trovare soluzioni alternative all'emergenza rispetto alla
classica "dottrina Petrolini" (vedi qui), cioè della
"spremitura dei poveri che hanno poco, ma sono tantissimi" non ci ha mai pensato e non ci vuole
proprio pensare?
Perché questo sarebbe il vero risanamento delle Finanze pubbliche, altro che aumento di
tasse e diminuzione della spesa sociale!
Mettere finalmente mano ad una vera, profonda ed
incisiva politica di redistribuzione
della ricchezza che innalzi la qualità di vita dei ceti più bassi e li
faccia rientrare nel circuito del consumo (perché senza consumo non c'è produzione, qualcuno lo dovrebbe spiegare ai
nostri "tecnici").
Recuperare una buona parte dei 120 miliardi di euro di evasione fiscale (tutti soldi che non
verrebbero dalle "classi più disagiate" ma da ceti che invece in
barba alla crisi stanno benissimo e anzi continuano imperterriti ad
arricchirsi).
Tagliare la corruzione
e le spese incontrollate della politica italiana (non solo lo stipendio e
il numero dei parlamentari, ma proprio di tutta la politica, a partire dai
consigli regionali, provinciali e comunali, fino all'infinita teoria di enti
pubblici e parastatali).
Eliminare le follie delle grandi opere (TAV, ponte sullo stretto, F-35, inceneritori,
eccetera) che non servono a nient'altro che a generare enormi appalti che poi
possano diventare enormi mazzette.
Combattere frontalmente l'economia sommersa della criminalità organizzata e riportarne
gli enormi profitti dentro lo Stato con espropri, sequestri e requisizioni.
Eccolo il VERO
RISANAMENTO di cui ci sarebbe bisogno in Italia.
E cosa ha fatto Monti e il suo governo su questi punti?
Un bel niente, qualche manfrina sul fronte evasione,
più ridicola che altro.
Un taglio di qualche provincia.
Quasi niente sul fronte grandi opere.
Di redistribuzione della ricchezza neppure si parla.
Insomma, praticamente non si è fatto proprio niente!
Il punto è sempre il solito, cioè che tutti i
provvedimenti di vero risanamento elencati sopra spostano il gravame dell'azione dal popolo bue ai ceti più elevati,
a quella minoranza di furbetti che evadono, corrompono e si lasciano
corrompere, fanno affari con le mafie, prendono mazzette, e per fare tutto ciò
hanno anche il coraggio di incassare lauti stipendi pagati dalla collettività!
Caro presidente Monti, di risanamento finanziario dello
Stato nel suo primo anno di governo non
si è vista nemmeno l'ombra, e io temo che nemmeno lasciandola al governo
per dieci anni si vedrebbero tracce.