Nel
Partito Democratico, presunto primo partito italiano, il "nuovo che
avanza" si chiama Matteo Renzi.
Alla
domanda del conduttore di Ballarò su quale modello egli preferisse, se lo Stato
socialdemocratico o lo Stato liberale, Renzi, con la sua faccia furbetta e l'eloquio
brillante e lievemente sputacchioso come suo solito, ha risposto che questa
domanda è vecchia e stantia, che corrisponde a modelli e schemi mentali
superati.
Insomma:
ciarpame intellettuale senza rilevanze pratiche.
Renzi
continua spiegando che non è tanto importante sapere se ci stiamo ispirando ad
un modello socialdemocratico o liberale, ma è invece importante occuparsi dei
"problemi reali della gente".
Come
si vede i principali ingredienti di questa ennesima scipita minestra
politichese sono:
il
nuovismo, inteso come il culto
acritico e acefalo del cambiamento, laddove questo cambiamento è soprattutto
apparente ma soprattutto è un cambiamento non ponderato, non proveniente da un
reale processo di revisione;
il
populismo, interpretato da quel richiamo
ai problemi reali della gente, come se porsi la domanda se il modello ideale di
Stato più opportuno a cui ispirarsi sia la Socialdemocrazia o lo Stato
liberale, sia un inutile esercizio da intellettuale e non impatti invece
profondamente con la realtà di tutti i giorni, perché è ovvio che da quella
scelta vengono azioni di governo differenti che hanno conseguenze, eccome!,
sulla vita dei cittadini.
Cosa
c'è di più importante, se ci si candida alla guida di un Paese come
sciaguratamente ha fatto Renzi, che far sapere ai suoi cittadini se ci intende
ispirare a principi socialdemocratici o liberali?
Possibile
non capire che dietro a queste due grandi categorie di pensiero ci saranno poi
scelte amministrative ben precise?
Come
si fa a considerare una domanda come questa una specie di sofismo, una
"pippa mentale" per dirla in termini più spicci?
Qualche
giorno dopo, nella sua smania di protagonismo, il nostro interpido Renzi ha
anche "chiarito" il suo pensiero a proposito dell'articolo 18 dello
statuto dei lavoratori.
Il
suo limpido pensiero è, in soldoni, che non serve a niente e si può pure
togliere: anche questo evidentemente inutile ciarpame.
Cancellando
con ciò in un solo colpo storie centenarie di battaglie dei lavoratori per
innalzare il loro status da sostanziali schiavi a persone e ignorando del tutto
i problemi di diritti, tutela e sicurezza del lavoro che ci sono dietro.
E
questo sarebbe un candidato al governo della Nazione?
E
questo sarebbe il presunto leader del maggior partito "di sinistra"
italiano?
Ah,
bene, non c'è che dire, si tratta veramente di "nuovo che avanza".
Che
avanza, sì.
Cioè
che è d'avanzo, non si sa proprio che farsene.
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