Dunque s'è visto che anche il governo Monti -
similmente ai governi che l'hanno preceduto - segue pedissequamente quella che
io chiamo "dottrina Petrolini": bisogna
prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti.
Perché di soldi ne servono tanti, per risanare il
dissesto finanziario che gli stessi governi hanno creato.
Si potrebbe obiettare che in un paese come l'Italia
odierna, dove il 50% della ricchezza è concentrata nelle mani del 10% della
popolazione più abbiente, sarebbe anche ora di dare corso alla dottrina
contraria, e cominciare quindi a spremere seriamente soldi dai ricchi.
Opinione questa anche sostenibile con la considerazione
che i ricchi da decenni pagano meno del dovuto, godendo di quel regime fiscale
agevolato che si chiama "evasione fiscale, economia sommersa e
corruzione".
Tuttavia bisogna mettersi nei panni dei poveri
governanti e capire i motivi per cui la dottrina Petrolini è in ogni caso
sempre ampiamente preferibile.
Perché vedete, i poveri sono facilmente reperibili, si
sa tutto di loro.
I loro soldi stanno nelle banche sotto casa, non li
portano mai all'estero: stanno lì a disposizione.
L'accertamento è facilissimo, e i soldi spesso glieli
puoi prendere alla sorgente, addirittura prima che gli arrivino in tasca.
Non hanno stuoli di avvocati o commercialisti che li
difendano a spada tratta, anzi spesso neppure si difendono da soli!
Neppure hanno alcun potere di ricatto, del tipo
"aumenti le tasse? E io allora porto i soldi in Svizzera, tiè!"
Ma soprattutto tra i poveri DI SICURO non ci sono gli
amici, i conoscenti e gli amici degli amici dei governanti stessi; pensate un
attimo che disagio sarebbe ritrovarsi ospiti a cena da signori a cui il giorno
prima hai chiesto di pagare più tasse.
No, bisogna converirne, la "dottrina
Petrolini" è proprio l'unico modo per reperire i fondi per sollevare
l'Italia dalla merda in cui è caduta.
Però... c'è un però...
Il punto debole di tutta la dottrina è questo: se la si
applica troppo a lungo e troppo estesamente si rischia di "raschiare il
fondo del barile", ovvero di arrivare al punto in cui i poveri, cioè le
fasce basse di reddito e i ceti medi, non hanno più denaro disponibile per
ulteriori "prelievi".
La dottrina prevede che ciò sia un dettaglio
trascurabile, perché si può sempre chiedere "sacrifici" al popolo
bue, cioè non solo si può intaccare i loro risparmi ma cominciare anche proprio
a chiedergli di stringere la cinghia.
Poco male, pensa il governante, in fondo un po' di
dieta non gli fa neppure male, a questi straccioni!
Giusto, per carità, giusto. E quasi quasi il popolo bue
dovrebbe pure ringraziarli per questa delicatezza.
Non fosse che si crea uno spiacevole effetto
collaterare, un "fastidio" che disturba il piano perfetto di recupero del dissesto che il governante con il
suo infinito acume aveva concepito.
Il punto è che i poveri arrivati alla frutta, ma guarda
tu che guaio... non consumano più, perché gli hanno levato tutti i soldi. E
naturalmente, siccome i poveri sono tanti ma proprio tanti (enunciato dalla
dottrina Petrolini stessa), se smettono di consumare loro, anzi neppure se
smettono, basta che rallentino un pochettino, l'economia dell'intero Paese va a
fondo.
Cominciano a chiudere i negozi e le imprese,
cominciando dalle piccole e arrivando poi fino alle grandi, ad andare in crisi
i professionisti e gli artigiani.
La crisi si acuisce in tempi rapidissimi, e non solo
l'economia peggiora con i conseguenti danni, ma diminuscono anche le entrate
fiscali dello Stato e quindi i soldi che il governante con tanta devozione
aveva rastrellato dal fondo delle saccocce dei poveri viene compensato dalle
minori entrate fiscali.
Quindi il recupero finanziario dello Stato...
semplicemente non si verifica affatto!
I debiti restano sempre lì, apparentemente inamovibili,
e in più si sono fatti danni profondi all'economia del Paese.
Con tanti complimenti al piano perfetto e all'infinito
acume del governante.
La verità è che, come in tutte le cose, non si può
tirare troppo la cinghia.
In Italia, già da decenni si è seguita la
"dottrina Petrolini". Si potrebbe dire che l'Italia degli ultimi
trent'anni è stata una macchina che ha estratto denaro dai ceti bassi e medi
per consegnarlo agli alti redditi.
Insomma una specie di Robin Hood al contrario, oppure
una sorta di Superciuk, il supereroe sbevazzone che rubava ai poveri per dare
ai ricchi che gli appassionati del famoso fumetto "gruppo TNT"
certamente ricorderanno.
I dati stanno sotto gli occhi di tutti, l'apertura
della forbice che separa i bassi redditi dagli altri è una evidenza, l'accumulo
di censo in una minoranza è un fatto conclamato.
Basta fare due più due: l'evasione fiscale da sola vale
circa 100 miliardi di mancato gettito fiscale l'anno. Una ventina d'anni a
questo ritmo ed ecco lì che magicamente si produce proprio il debito pubblico
italiano.
E chi è che si è arricchito attraverso l'evasione? Di
certo non quei pezzenti dei pensionati e dei lavoratori dipendenti!
Adesso per risanare il debito prodotto per arricchire
il 10% dei furbacchioni che non hanno pagato le tasse per decenni si vorrebbe
applicare ancora la "dottrina Petrolini".
A parte la profonda ingiustizia sociale, che fa subito
venire in mente il classico adagio "mazziato e cornuto", la cosa
proprio non funziona, semplicemente dal punto di vista economico.
L'ho spiegato sopra, in Italia abbiamo superato il
"limite di spremitura" delle classi inferiori. Di qui in avanti ogni
piccolo sacrificio si dovesse chiedere ai pensionati e ai lavoratori italiani
lo si pagherebbe subito in termini di calo dei consumi, quindi crisi economica.
Guardate quello che è successo: a partire dalla seconda
metà del 2011, prima le "manovre correttive" di Tremonti, poi il
"rigore" di Monti, tutti provvedimenti sostenuti da una rigorosa
"dottrina Petrolini" - per carità di Dio! - ed ecco che il 2012 sarà
certamente un anno di recessione, e pure marcata.
E secondo i sedicenti "tecnici" che
attualmente guidano la nazione questo sarebbe un risanamento finanziario?
Una manovra che produrrà un PIL del -2% (accetto
scommesse...)?
Uno che produce questi risultati io non lo chiamo
tecnico, lo chiamo inetto.
Sarà mica il caso di cominciare a ridiscutere questa
benedetta "dottrina Petrolini"?
Sarà mica il caso di cominciare a prendere i soldi non
dove è facile prenderli, ma dove sono accumulati e in abbondanza, anzi in
super-eccesso?
Sarà mica giunto il momento di chiedere indietro i
soldi a chi si è stra-arricchito, oltretutto in maniera illecita, causando il
dissesto che ci affligge?
E' difficile, dite?
Balle, non è affatto difficile né complicato, si
potrebbe fare con grande facilità, solo che manca la volontà, per via di quello
che dicevo prima: perché il governante
dovrebbe cominciare a prendere i soldi da sé stesso, dai suoi amici, parenti e conoscenti, e dagli "amici
degli amici"...