La
notizia è di quelle che dovrebbero farci seriamente riflettere su cosa è
diventato questo nostro scassato mondo.
Eccola
qua: a fine anno uscirà un film prodotto da una delle grandi corporation
americane, la Saul Zaentz Company. Il film sarà titolato "The Hobbit"
e sarà un'ennesima lettura dell'opera di Tolkien, la stessa da cui sono anche
stati tratti i film della saga del Signore degli Anelli. Che si tratterà della
solita cagata tutta effetti speciali è scontato quanto marginale.
Ovviamente
agganciato al film vi è tutta l'enorme macchina del merchandising. Ci mancherebbe altro, perché il dio denaro non
riposa mai e non basta semplicemente fare soldi con un film, bisogna spremerli
da tutto ciò che in qualche modo ne è connesso.
Uno
dei pezzi fondamentali di questa infernale macchina è il benedetto copyright. State dunque a sentire cosa
hanno pensato gli azzeccagarbugli del colosso americano.
Hanno
scovato un piccolo pub di provincia che sta in una cittadina inglese, Southampton,
e che si chiama per l'appunto "The Hobbit", proprio come il film, e gli
hanno intimato di cambiare nome e di rimuovere tutti i riferimenti non solo
allo Hobbit ma anche già che c'erano a tutta l'opera di Tolkien, con la
motivazione che loro ne detengono i diritti. Se il pub non ottempererà alla
richiesta si troverà di fronte una azione legale, e possiamo immaginarci che
razza di corazzata legale sarà in grado di schierare il colosso americano.
Pare
che i gestori del pub siano seriamente preoccupati, perché soddisfare
l'intimazione significa spendere non pochi soldi: bisognerebbe cambiare non
solo l'insegna, ma anche i menu, le decorazioni, le promozioni, eccetera.
La
cosa che lascia veramente interdetti è che il pub esiste con quel nome DA PIU'
DI VENTI ANNI!
Cioè
sta lì non solo da ben prima che uscisse il film (anzi il film non è ancora
uscito e già si è scatenata la bagarre)
ma anche da prima che ai signori della Saul Zaentz venisse in mente di comprare
i diritti di utilizzazione commerciale dell'opera di Tolkien.
Ma
non basta! L'aspetto che rende la vicenda ancora più paradossale è che Tolkien
non ha affatto inventato la parola "Hobbit", di cui pare sia stata
trovata traccia in un'opera del 1895.
Non
so se avete percepito appieno il senso della questione. Tolkien scrive una
serie di romanzi in cui usa la parola "Hobbit" già esistente, che non
inventa affatto. Questi romanzi fanno un enorme successo e qualcuno ne compra i
diritti di utilizzazione commerciale di questa parola.
Da
questo momento in poi, CON EFFETTO RETROATTIVO, chiunque usi la parola
"Hobbit" lo fa automaticamente in maniera indebita ed è soggetto ad
una azione legale.
Naturalmente
a nessuno della corporation viene in mente di chiedersi se lo stesso
ragionamento non sia putacaso applicabile a loro stessi, visto che Tolkien ha
usato una parola GIA' ESISTENTE. Logica vorrebbe che sia applicato il medesimo
principio, no?
No,
niente affatto, perché la logica non ha alcun diritto di cittadinanza nel Regno
del Quattrino.
E
neppure il buon senso può restare al suo posto, perché questi signorotti hanno
COMPRATO il diritto di sfruttamento di una parola e quindi chi l'ha già usata
in passato deve cancellarla dal suo vocabolario, perché non solo hanno comprato
il diritto di sfruttamento commerciale, ma anche il diritto di impedire che
altri lo facciano, anche quando quegli altri non hanno affatto copiato da loro,
ma anzi hanno COMINCIATO PRIMA LORO ad usare quella parola.
Dunque
nulla esiste più, né logica né buon senso, solo la ragione del denaro, il
diritto del più forte, di chi può permettersi di acquistare il diritto di usare
una parola. E' la legge della jungla, il diritto del predatore di sbranare i
più deboli.
Ma
pensate un po' che abominio, che assurdità, il diritto di usare in esclusiva
una certa parola, il diritto di vietare che altri usino questa parola, che
diventano come una merce da comprare.
E
inoltre una parola che neppure si è inventata, semplicemente si è a sua volta
"copiata" da altri (come se si potesse dire che una parola si "copia"
ogni volta che la si usa per un qualsivoglia motivo).
Il
bello è che la nostra benemerita Saul Zaentz Company ha concrete possibilità di
ottenere la ragione di fronte ad un tribunale, e non soltanto perché può
permettersi di schierare un esercito di principi del foro; non soltanto perché
potrebbe "convincere" qualche giudice della bontà dei propri
argomenti (magari con opere di persuasione un pochino "occulte"); ma
soprattutto perché la legge è scritta in modo da dare sostegno alle assurde
farneticazioni di questi signori.
Cioè
esiste una regolamentazione del cosidetto "diritto di copyright" che
può consegnare valore legale a delle insensatezze come quella appena descritta.
Questo,
secondo me, è l'aspetto più odioso ed intollerabile della vicenda: non solo che
esistano dei prepotenti che si impongono con la forza del denaro contro la
logica e la ragionevolezza, ma che questa forza venga usata per avallare il sorpruso,
in modo che questo abuso diventi addirittura legge!
Questo
è il mondo che abbiamo costruito e che consegneremo ai nostri figli, questa
immonda schifezza.
Qualcuno,
con sottile ironia, ha osservato che non rimane da augurarsi che a nessuna
grande azienda dell'intrattenimento venga in mente di fare un film intitolato
"Pizzeria"...
Vado
a vomitare, a risentirci.
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